5. Una declinazione ideologica dello stile
I nuovi compiti dell'architettura sono legati allo sviluppo tecnicoscientifico con il quale ha inizio una nuova epoca in cui trionferanno le leggi razionali. Con la civiltà delle macchine il benessere potrà finalmente essere esteso a tutti i componenti della società: le élites e le masse.
Con la sua convinzione del ruolo decisivo delle scienze nella genesi delle epoche storiche, Le Corbusier trasforma la sua visione del divenire in una ideologia. Non gli resta che fare i conti con i residui stilistici e con le cattive abitudini svuotate di significato delle epoche precedenti per poi proporre i prototipi della nuova architettura.
In questa battaglia culturale la grande capacità strategica di L. C. sta nell'individuare e combinare le leggi eterne dell'arte con gli imperativi del presente e del futuro. La questione dello stile viene trattata nei capitoli "Occhi che non vedono", con una particolare critica al modo ottocentesco di intendere lo stile. Il primo di questi capitoli viene introdotto da questo passo:
Una grande epoca è cominciata.
Esiste uno spirito nuovo.
Esiste una quantità di opere improntate a uno spirito nuovo; si ritrovano soprattutto nella produzione industriale.
L'architettura soffoca nelle abitudini.
Gli "stili" sono una menzogna.
Lo stile è un'unità di principio che anima tutte le opere di un'epoca ed è il risultato di un carattere spirituale.
La nostra epoca esprime ogni giorno il suo stile.
I nostri occhi, purtroppo, non sanno ancora vederlo...